Le banche italiane si abbuffano di titoli di stato

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://www.agoravox.it/local/cache-vignettes/L300xH197/Titoli_di_Stato-ecb2a.jpgSembra un trend irresistibile.

Dal gennaio 2000 ad oggi, secondo un calcolo della Bce, le banche italiane hanno incrementato del 37% la presenza di titoli di stato mondiali nel loro portafoglio.

 

Nello stesso tempo hanno ridotto del 19% l'esposizione su tutti i paesi europei, ad eccezione dell'Italia appunto.

 

In pratica i nostri istituti hanno venduto titoli di stato stranieri e fatto incetta di BTp (Buoni del Tesoro Poliennali) di casa nostra.

Cosa è successo?

 

In primo luogo la volontà di allentare l'esposizione in bilancio verso la Grecia e gli altri paesi in grave crisi di debito e conti pubblici. Non a caso da gennaio 2009 le banche italiane hanno ridotto del 37% la presenza in Irlanda, del 45% sulla Grecia e del 23% sul Portogallo, rimanendo stabili in Spagna. Inoltre hanno ridotto l'esposizione sulla più solida Francia (-19%) e Germania (-18%).

 

Insomma, una grande fuga dall'estero per abbuffarsi di Btp italiani.

Una strategia che si presenta come un'arma a doppio taglio: se da un lato riflette una maggiore ricerca di prudenza, dall'altro rischia di creare un vortice dannoso.

 

Se, poniamo il caso, fossero i titoli di stato italiani a finire nella bufera?

Le banche italiane sarebbero a rischio sofferenza e quindi lo Stato, in linea estrema, dovrebbe per forza salvarne qualcuna. Ma questo aggraverebbe ulteriormente la situazione dei conti pubblici, penalizzando ancora di più la qualità dei Btp. E dunque le stesse banche italiane.

Un cane che si morde la coda.

 

E poi una regola base della finanza è: mai mettere tutte le uova nello stesso paniere, perché se cade uno si rompono tutte.

 

LA LISTA DEI "BTPISTI"

 

Intesa Sanpaolo, al settembre 2010, aveva in bilancio titoli di stato e degli enti locali italiani per un totale di 64,6 miliardi di euro. Solo tre mesi prima, a giugno, erano 58,6. In pratica in 3 mesi Intesa ha aumentato del 10% il "peso" nel rischio Italia.

 

Gli altri dati sono ancora poco aggiornati: Unicredit, al 31 marzo 2010 (durante gli stress test), aveva in portafoglio titoli di stato italiani per 38,8 miliardi di euro.

Il Monte dei Paschi, a settembre 2010, possedeva invece 21 miliardi di euro di BTp (il 61% del totale).

 

Sempre secondo la Bce, nel periodo 2003/2009 le banche italiane hanno mantenuto costanti, tra i 176 ed i 191 miliardi, i titoli di stato (mondiali) in portafoglio. Dal 2009 ad oggi invece c'è stato un aumento vertiginoso da 183 miliardi a 250. Gran parte dovuto al febbrile acquisto di Btp.

Un altro incentivo alla costante abbuffata di titoli di stato italiani è la regolamentazione di Basilea 2 e della Banca d'Italia (disposizione 263 del 2006).

 

Se un istituto acquista bond di Eurolandia denominati in euro, non deve per legge accantonare capitale per fronteggiare gli eventuali rischi.

Per le altre obbligazioni invece la normativa prevede invece che più il bond è rischioso più bisogna accantonare parte del capitale: per i titoli Ue no.

Una banca ne può comprare all'infinito, a prescindere dal rischio effettivo. Un buon incentivo all'acquisto.

 

Ma fino a quando durerà il tanto agognato "rischio zero"? ( Fonte: Libero Mercato)

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F
<br /> Salve, vorrei sapere dove reperire i dati del valore del portafoglio titoli della maggiori banche italiane. Devo spulciare la trimestrali per forza?<br /> <br /> <br />
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