Derivati. Speculatori all’arrembaggio - di

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

In un suo recente studio, l’associazione Unimpresa ha di nuovo lanciato l’allarme sulla bufera finanziaria notando come, evidentemente, l’elogiato “Anno Montiano” (dicembre 2011 e dicembre 2012) non sia certo servito a frenare la corsa alla speculazione.

Il dato più preoccupante, presago di ulteriori sventure, è quello della crescita dei prodotti speculativi sottoscritti dalle banche (da 97 a 102 miliardi di euro, +4,9%) e dello Stato centrale (da 2,91 miliardi a 5,4 miliardi, +85%); i titoli d’azzardo di comuni, province e regioni sono passati da 982 milioni a 1,2 miliardi (+22%).

Il presidente di Unimpresa, Longobardi, nel suo commento, ha detto che "Bisogna spostare attenzione e interesse dalla finanza all’economia reale", bloccando la spirale nefasta di un’Italia sempre più imbottita di derivati.

La massa di titoli finanziari speculativi è cresciuta del 7% in un anno (tra dicembre 2011 e dicembre 2012) passando da 116,74 miliardi di euro a 124,95 miliardi. In piena crisi internazionale e con l’economia piegata dalla recessione, quasi tutti i comparti del nostro Paese sia pubblici sia privati hanno "giocato" con i prodotti d’azzardo.

La crescita complessiva dei derivati in Italia (8,21 miliardi) è legata sopratutto all’aumento di questo tipo di attività finanziarie all’interno dei bilanci delle banche, dove risultavano a dicembre 2012 102,2 miliardi rispetto ai 97,45 dell’anno precedente: 4,7 miliardi in più in 12 mesi (+4,9%).

Questi, in sintesi, i dati principali contenuti dal rapporto flash "La crisi fa crescere i derivati in Italia"realizzato dal Centro studi Unimpresa. E che segnalava, in particolare, l’impennata (+22,2%) dei derivati nelle amministrazioni locali: nei 12 mesi sotto la lente, le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 982 milioni a 1,2 miliardi, con un aumento di 218 milioni.

D’altra parte è quasi raddoppiato (+85,6%) l’ammontare di derivati nelle amministrazioni centrali (Stato), passato da 2,9 miliardi a 5,4 miliardi in crescita di 2,49 miliardi. Lieve, invece, (ma i numeri sono comunque preoccupanti), l’ incremento per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: a fine 2012 l’ammontare è salito di 351 milioni a quota 6,79 miliardi rispetto a 6,44 di dicembre 2011 (+2,5%).

Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si è passati da 4,79 a 5,066 miliardi (+5,5%) in aumento di 265 milioni, mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 142 milioni (+3,4%) da 4,14 miliardi a 4,28 miliardi.

Nell’esporre il rapporto, Longobardi ha dichiarato che si tratta di “un altro segnale preoccupante che poniamo all’attenzione del governo guidato da Enrico Letta, alle prese con un rinvio dietro l’altro e con poco coraggio per varare riforme serie, necessarie a portare il Paese fuori dal tunnel della bufera internazionale: mentre la recessione sta facendo morire centinaia di migliaia di imprese e distrugge posti di lavoro, la finanza continua a vivere meglio e più di prima. Come sosteniamo da tempo serve una svolta radicale, con uno spostamento delle attività finanziarie sulla produzione, sulla piccola imprese, sulla manifattura. E invece assistiamo alla continua espansione della speculazione, guidata dalle grandi banche d’affari internazionali che ormai tengono col cappio al collo l’Italia e buona parte dell’economia mondiale".

"Sono infatti - ha osservato il presidente di Unimpresa - i numeri relativi alle banche i più eclatanti: mentre gli istituti tengono chiusi i rubinetti del credito continuano a essere pericolosamente attratti dai guadagni facili e dagli investimenti d’azzardo. La crescita dei derivati in 12 mesi, pari a circa 4 miliardi, non è probabilmente significativa in valore assoluto, ma è certamente un dato allarmante da non sottovalutare".

Di: e.c.

dafne@rinascita.eu

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