Unicredit, cercasi presidente

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://acmos.net/files/2010/10/Unicredit.gifFondazioni al lavoro per definire in tempi brevi il volto del futuro presidente di Unicredit. L'obiettivo, col susseguirsi degli incontri informali e, oggi, con un summit tra Crt, Cariverona e Carimonte, è di fare «in fretta ma, soprattutto, l'importante è fare bene», ha spiegato il vicepresidente di Fondazione Crt, Giovanni Quaglia.
Alla vigilia di un nuovo comitato governance che tornerà a esaminare profilo e numero dei consiglieri del prossimo board, il cantiere per il dopo Rampl è, quindi, ampiamente aperto. Tanto è vero che «si sta «cercando di definire una rosa» di nomi, come ha ricordato lo stesso Quaglia parlando a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico dello Iulm. Fino ad ora tra i papabili sono stati indicati l'economista Gian Maria Gros Pietro e l'ex presidente di Borsa Italiana, Angelo Tantazzi. Ma appare evidente che il numero dei candidati sia destinato a crescere tanto più che, tra gli enti azionisti, non sembra sia stata ancora raggiunta una sintesi.
L'obiettivo prioritario è quello di arrivare a una «governance di qualità e di lunga durata», ha rilevato il presidente della Fondazione BdS, Giovanni Puglisi. Una operazione che bisogna fare «con intelligenza, cautela e grande spirito di equilibrio», ha detto.
La strada da percorrere è, comunque, chiara. «Si sta cercando di trovare il personaggio migliore per questa grande banca, l'importante è che abbia anche una dimensione internazionale, e si sta delineando quello che deve essere il livello altissimo di tutti i componenti del cda», ha spiegato ancora Quaglia, sottolineando che «il clima è molto sereno e disteso», e che c'è assoluta fiducia nell'amministratore delegato, Federico Ghizzoni.
Quanto alla possibilità che il futuro presidente della banca sia un italiano, il vice presidente di Crt ha affermato: «perchè escluderlo, un po' di nazionalismo fa bene». Peraltro Quaglia ha evidenziato che, pur essendo Unicredit «una grande banca internazionale», questo «non vuol dire che la componente italiana debba essere meno rappresentata». In tal senso ha ricordato come, in occasione dell'aumento di capitale, oltre a fondi americani («tornati ad investire in Italia»), «fondazioni e imprenditoria italiana, che hanno creduto e credono» in Piazza Cordusio, hanno sottoscritto «in modo massiccio».(a.a.) ( Fonte: www.gazzettadelsud.it)
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