Svizzera, lo yuan al posto del dollaro - di Andrea Angelini

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://www.rinascita.eu/mktumb640a.php?image=1266429560.jpgC’era una volta il dollaro. La moneta di riferimento nelle transazioni internazionali e che negli ultimi anni ha dimostrato di avere il fiato corto in conseguenza dell’enorme debito pubblico federale e dell’altrettanto enorme debito commerciale degli Stati Uniti. Un ruolo, quello del dollaro, che viene sempre più messo in discussione ma che continua a far sentire il suo peso soprattutto in conseguenza della forza degli Usa come prima potenza militare mondiale. Quindi come una moneta di occupazione in tutti quei Paesi dove sono presenti militari a stelle e a strisce. Ma la supremazia economica Usa viene oggi messa in forse dalla crescita della Cina che sta gettando le premesse per un sorpasso, dopo di che anche lo yuan potrà svolgere un nuovo e più decisivo ruolo.

Un segnale significativo in tal senso è venuto dalla Svizzera. Il governo di Berna, dopo aver ratificato un accordo di libero scambio con Pechino potrebbe avviare una collaborazione valutaria, grazie alla quale lo yuan rosicchierebbe non poco spazio al dollaro nei forzieri delle banche svizzere. Un pericolo non da poco per gli Usa perché la Svizzera potrebbe divenire un fondamentale punto di transito per i capitali cinesi in grado di trasformare la piazza di Zurigo nel primo mercato borsistico europeo. Con il grande vantaggio di non dover sottostare ai vincoli imposti dall’Unione europea, dalla quale la Svizzera è ben intenzionata a rimanere fuori.

La svolta si è avuta con l’iniziativa del consigliere nazionale Markus Hutter (del partito libero-radicale) che ha proposto che le esportazioni verso la Cina non vengano più pagate in dollari ma direttamente in yuan. La proposta non ha suscitato grande entusiasmo in base alla considerazione che il rischio di cambio verrebbe trasferito da una moneta ad un’altra. Oltretutto lo yuan non è ancora pienamente convertibile all’estero, in tutti i Paesi del mondo. E di conseguenza, vi sarebbero grandi rischi e maggiori costi nelle transazioni internazionali. In ogni caso, il sasso è stato gettato. C’è poi da tenere conto che gli Usa, per tutelare i propri paradisi fiscali, non perdono occasione di attaccare la Svizzera, come crocevia delle peggiori malefatte finanziarie. Il classico bue che dà del cornuto all’asino. Ma la finanza internazionale vive e prospera di queste contraddizioni.

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