Grecia: gli eurocrati ratificano i diktat della troika - di Andrea Perrone

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://www.rinascita.eu/mktumb640a.php?image=1373386722.jpgL’Eurogruppo conferma le decisioni della troika dell’usura sulla Grecia e concede l’ennesimo prestito multimiliardario ad Atene in cambio di ulteriori misure lacrime e sangue. Il vertice dei ministri dell’Economia e delle Finanze ha dato così il via libera alla tranche di “aiuti” per un valore complessivo di 68 miliardi di euro. I 17 ministri dell’Eurogruppo hanno deciso di trasferire immediatamente i primi 3 miliardi di euro al governo di Atene. La Grecia dovrebbe inoltre ricevere altri 2 miliardi di dollari di profitti che le Banche centrali europee hanno ricavato grazie all’acquisto di bond greci e altri 1,8 miliardi di euro dal Fondo monetario internazionale.

Tutto naturalmente a spese del popolo ellenico che sta ripagando e dovrà ripagare per intere generazioni i soldi e i prestiti ricevuti con interessi da usura vivendo nella peggiore indigenza, quasi ai limiti della fame, con una disoccupazione arrivata a livelli record, aumenti dell’Iva, tagli a salari e pensioni, una costante svendita degli Enti pubblici e relativa perdita del lavoro da parte dei dipendenti di queste società, un tempo gestite dallo Stato ed ora in via di privatizzazione. Ma ciò non conta per i tecnocrati, l’importante è che i conti possano tornare stabili e in linea con i parametri decisi dall’Ue e dagli altri organismi internazionali.

In una dichiarazione, l’Eurogruppo ha accolto con favore gli “ulteriori progressi nell’attuazione delle riforme fiscali e strutturali”, anche se ha aggiunto che alcune riforme vengono applicate “in alcune aree a un ritmo lento”. In sostanza i sacrifici portati avanti dal popolo greco vanno bene ma devono essere più rapidi e allo stesso tempo duri. La decisione segue la terza revisione del piano di “salvataggio” del Paese da parte della troika dei creditori (Commissione Ue, Bce e Fondo monetario).

In cambio il governo greco ha deciso nuovi pesanti tagli a spese dei cittadini ellenici tra cui “passi concreti” per abbattere la spesa sanitaria, a danno soprattutto dei malati e di chi è affetto da patologie molto gravi. Tagli che mettono a rischio il futuro stesso degli ospedali, visto che sono già al collasso da mesi per mancanza di fondi. Sono state predisposte anche riforme alle imposte sul reddito, alla tassa di proprietà e agli stessi codici di procedura, affinché – secondo i tecnocrati – l’autonomia e l’efficienza nella gestione delle entrate si venga rafforzando. Insomma si vuole spremere la Grecia, ma soprattutto il popolo ellenico, come un limone. Non è tutto.

Secondo i termini del “piano di salvataggio”, il governo greco dovrà licenziare ben 4.000 lavoratori del settore pubblico entro la fine dell’anno. Un numero che si è ulteriormente ingrandito e che aumenterà l’esercito dei senza lavoro in Grecia. Dal canto suo il ministro delle Finanze olandese Jeroen Djisselbloem, che presiede l’Eurogruppo, ha detto che l’accordo potrà tenere a galla la Grecia nell’immediato futuro. In Grecia, ha sottolineato il tecnocrate, “le riforme sono necessarie per modernizzare l’economia e tornare competitivi”. Il vertice dei ministri dell’Economia e delle Finanze ha così deciso di concedere aiuti alla Grecia, legando l’esborso immediato di alcuni miliardi di euro all’attuazione delle riforme fiscali e del settore pubblico insieme all’avvio della privatizzazione del mercato dei beni e servizi. Scelte che porteranno l’economia greca, attualmente al suo sesto anno consecutivo di recessione, sull’orlo del collasso visto che già ora la produzione economica dovrebbe contrarsi fino al 2014.

Il mese scorso, il governo ha ricevuto un colpo molto duro dopo che i deputati della Sinistra Democratica (Dimar), il più piccolo dei tre partiti della coalizione di governo, siamo usciti in segno di protesta contro la chiusura improvvisa della Ert, la rete di trasmissione di proprietà dello Stato ellenico. La perdita del sostegno di Dimar ha lasciato la coalizione con una maggioranza di appena tre deputati.

A rischio quindi non sarebbe solo il futuro del popolo ellenico ma a breve soprattutto la tenuta della coalizione di governo che potrebbe subire una brusca battuta d’arresto con la caduta dell’esecutivo.

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