Eurozona: l’equilibrio resta precario

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

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Il patto di competitività è stato ribattezzato "patto per l'euro". Ma la sostanza non cambia: enfasi sull'austerity e nessun accenno alle misure necessarie a far ripartire l'economia europea.

Joaquín Estefanía

 

Tra dieci giorni i leader dell'Unione europea si riuniranno per dare vita al governo economico europeo. Il vertice segnerà una linea di demarcazione tra il "prima" e il "dopo". Pochi incontri sono stati così importanti e decisivi per il futuro.

 

Il primo paradosso è che, come sempre è accaduto nell'Unione europea, il processo è stato innescato da una crisi, in questo caso l'esplosione del debito sovrano che ha messo in dubbio la sopravvivenza dell'unione monetaria basata sull'euro. Ancora una volta l'Unione europea ha fatto di necessità virtù.

 

In occasione del vertice si dovrà consolidare quanto stabilito nella riunione di qualche giorno fa tra i 17 paesi dell'eurogruppo: il meccanismo di aiuto ai paesi in difficoltà viene ampliato e flessibilizzato (440 miliardi di euro di disponibilità effettiva, che potranno essere utilizzati per acquistare direttamente il debito dei paesi colpiti dalla speculazione senza che questi ultimi siano costretti a pagare interessi esorbitanti), e in cambio viene sancita una politica economica dal carattere fortemente strutturale chiamata Patto per l'euro. Il patto prevede il vincolo dei salari alla produttività, un controllo più stretto del deficit, un innalzamento dell'età pensionabile, piani di ricapitalizzazione delle banche in difficoltà e la diminuzione progressiva del debito pubblico.

 

Pur attenuata, la nuova politica presuppone l'avallo delle posizioni più dure di Angela Merkel (il rigore salariale, l'adeguamento di bilancio, il risanamento finanziario, le condizioni di lavoro). Nel suo paese la cancelliera ha grosse difficoltà a convincere i tedeschi a sborsare di più per appoggiare i paesi periferici e aiutarli a risolvere i loro problemi economici.

 

Il secondo paradosso lo ha sottolineato il vicepresidente della Commissione europea Joaquín Almunia, quando ha ricordato a Le Monde che le maggiori difficoltà in materia di ristrutturazione bancaria le ha proprio il paese che pretende che i suoi partner europei intraprendano al più presto profonde riforme.

Patto reazionario

 

Il terzo paradosso è relativo ai contenuti del governo economico. Esiste un consenso generalizzato sulla sua necessità, ma manca un dibattito profondo sulle conseguenze che avrà per i cittadini. L'ex presidente della Commissione europea Jacques Delors, che ha combattuto a lungo affinché l'Unione europea non restasse soltanto un'unione monetaria, ha definito il patto sulla crescita presentato da Barroso "il documento più reazionario mai prodotto dalla Commissione". Inoltre le misure studiate per interrompere lo stallo economico europeo, che colpisce 23 milioni di persone, sono significativamente scomparse dal campo. E non si accenna nemmeno in maniera retorica all'impiego come priorità per l'Ue.

 

Per quello che è dato sapere, il governo economico implica un nuovo giro di vite per le condizioni di vita della maggioranza dei cittadini. Vedremo come verrà giustificato. (Fonte: www.presseurop.eu/ El Pais- Madrid/ Traduzione di Andrea Sparacino)

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