Bauman: "si stava meglio quando si stava peggio"

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://1.bp.blogspot.com/_JrZUInnaXsg/S_6QTHHUSxI/AAAAAAAAEUo/Xu83UUqjFJ8/s200/Zygmunt+Bauman.jpgZygmunt Bauman​ è un sociologo famoso per aver scritto un impero editoriale di libri "liquidi". Non so niente di sociologia, né ho mai pensato di perdermi qualcosa ignorandola, così non posso parlare dei suoi libri. Ieri però su "La Repubblica" ha scritto un articolo, dal titolo "I fondamentalisti dell'economia", che è parte della prefazione al libro "Modernità liquida”. La mia prefazione ha confermato le mie opinioni sulla sociologia.

Bauman inizia dicendo che fino a pochi secoli fa nessun Paese della Terra era più di due volte più ricco degli altri: che grande scoperta, erano tutte economie di sussistenza, dove a malapena si arrivava a fine giornata e la speranza di vita era di trenta anni. Da un incipit siffatto si sarebbe potuto sperare che avrebbe poi lodato la discontinuità rappresentata dalla civiltà occidentale, che prima nella storia ha elevato le masse dalla miseria, e invece no: Bauman asserisce addirittura che la differenza tra ricchi e poveri è in aumento!

Ovviamente non cita, almeno nell'articolo, neanche un numeretto striminzito per difendere la sua bizzarra tesi, confermando l'idea che i sociologi hanno problemi con l'aritmetica: si continua a parlare dei successi economici di Turchia, Cina, Brasile, India e delle tigri asiatiche, l'Europa Orientale continua a crescere più rapidamente di quella Occidentale... ma per Bauman no, la disuguaglianza sta aumentando. Non se ne accorgono a Seoul e Taipei, dove oggi vivono con un reddito pro capite quasi europeo, o a Praga e Varsavia, dove trent'anni fa facevano la fila per comprare il pane, o a Pechino, a Brasilia, a Nuova Delhi, a Singapore: c'è bisogno di Bauman per scoprire questo sorprendente risultato, ovviamente asserito senza citare alcuna evidenza.

Idem per la solita tiritera ecologica, che non so valutare quanto fondata, ma vecchia di decenni e nelle versioni più antiche già più volte confutata (si pensi alle previsioni apocalittiche, e erronee, del "Club di Roma"), e per cui almeno Bauman cita un libro, cosa che rappresenta meno di una prova, ma sempre meglio di un'affermazione priva di argomentazione come quella sulla disuguaglianza.

L'identificazione tra consumismo e capitalismo è poi infondata: lo sviluppo economico si basa sui risparmi, non sui consumi, e l'etica della "borghesia" ha sempre difeso l'attenzione ai conti e la morigeratezza, non certo la demagogia del debito e dei consumi. Il consumismo semmai è la dottrina tipica dell'interventismo keynesiano, che sta al capitalismo come il cacio pecorino sta al babà al rum.

Dopo venti anni di stagnazione, gli italiani sono poi l'ultimo popolo al mondo che dovrebbe prendere sul serio la stanca e ripetitiva invettiva contro lo sviluppo. La decrescita l'abbiamo già vissuta, e non ci è piaciuta. Chissà se Bauman ha idea di cosa significhi lavorare 50 ore a settimana per 1000 euro, ma è quello che ci aspetta, e in molte parti d'Italia è già la realtà. Bauman sarà fiero di noi?

Spero che Bauman prenda sul serio le sue teorie e la pianti di scrivere libri tradotti in tutte le lingue del mondo, a viaggiare in tutto il mondo per pubblicizzarli, e ad usare diavolerie come internet per arricchirsi ulteriormente, magari per dire che lo sviluppo, e dunque anche le sue attività, sono a spese dell'ambiente e dei poveri del Terzo Mondo (che tra l'altro non è vero).

Le persone che non godono dei privilegi che la civiltà occidentale garantisce (che sono sempre di più grazie alla globalizzazione e allo sviluppo economico) continueranno a preferire di morire a ottanta anni anziché a trenta, di mangiare tre volte al giorno anziché tre alla settimana, e di lavorare otto ore al giorno anziché sedici. Può darsi che un giorno questo mondo finirà: allora degli oltre sei miliardi di esseri umani la maggior parte sarà costretta a morire di fame, di malattia, o di morte violenta. Lo sviluppo non è solo la possibilità di perder tempo a leggere Bauman, per miliardi di esseri umani è ancora una questione di vita o di morte.

Bauman, dall'alto del suo elevato livello di reddito garantitogli dal capitalismo occidentale, continua a sognare il buon selvaggio di Rousseauiana memoria: lasciamolo sognare, e scrivere banalità, almeno nelle prefazioni (il libro non so com'è).

Non c'è nulla di cui stupirsi se l'Italia è un Paese in declino, tra una destra con la testa vuota e una sinistra con la testa piena di assurdità.( Fonte: www.linkiesta.it/ blog)

Autore: Pietro Monsurrò

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