La ricetta nipponica per uscire dalla crisi

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://www.rinascita.eu/mktumb640a.php?image=1365783138.jpgSu l’autorevole sito lafinanzasulweb.it è stato pubblicato, a conforto delle similari analisi di Rinascita, un interessante articolo di comparazione tra la politica monetaria del Giappone – e quella degli Usa – con quella in atto nell’Ue, firmato da Emanuela Melchiorre, giornalista e ricercatrice in economia e finanza. Ne offriamo qui di seguito una sintesi.
La Banca Centrale del Giappone ha dichiarato di voler procedere ad un allentamento monetario sia quantitativo sia qualitativo della propria base monetaria. In particolare, aumenteranno gli interventi sui titoli di Stato del Paese fino all’astronomica cifra di circa 530 miliardi dollari (50.000 miliardi di yen). L’operazione riguarderà titoli di stato di tutte le scadenze presenti sul mercato. Saranno incrementati anche gli acquisti di exchange-traded funds (ETF) e di fondi comuni di investimento immobiliare.
Dopo l’annuncio, dato a borse aperte, il Nikkei, che era rimasto per tutta la giornata in territorio negativo di circa 2 punti percentuali, ha terminato la giornata con un +2,2%.
La base monetaria del Giappone continuerà a crescere di 60-70 mila miliardi di yen l’anno (645-755 miliardi di dollari). Questa enorme immissione di liquidità avrà inesorabilmente riflessi sul mercato delle valute, dove lo yen ha velocemente perso l’1,5% sul dollaro, scendendo a quota 94,17, mentre rispetto all’euro è passato a 120,93, il minimo dall’inizio della settimana. Ma il calo è stato generalizzato anche rispetto alla sterlina, al franco svizzero e al dollaro australiano. Una flessione che giova notevolmente all’industria giapponese, che negli ultimi mesi versava in difficoltà sul versante delle esportazioni.
…Da un lato rappresenta uno stimolante esperimento di politica monetaria che ha il dichiarato obbiettivo di far uscire il Giappone dalla famigerata Trappola della liquidità, ossia da quella zona grigia teorizzata da Keynes, nella quale il Paese nipponico versa già da decenni, caratterizzata da stagnazione economica. Dall’altro lato conferma le nuove teorie di politica economica che mettono in seria discussione l’assunto che l’aumento della base monetaria generi inflazione o addirittura iperinflazione.
…Per immettere liquidità nel sistema, il governo giapponese invece di indebitarsi ulteriormente (il rapporto tra debito e Pil in Giappone è oltre il 200 per cento) delega alla banca centrale il compito di stampare moneta e immetterla nell’economia acquistando il debito pubblico, sia breve sia a lunga scadenza. In pratica il debito pubblico verrà travasato dalle banche alla banca centrale ad un ritmo mensile dell’1 per cento per i prossimi due anni (raddoppiando il ritmo della Federal Reserve che dal 2008 sta acquistando dalle banche mensilmente debiti pari allo 0,50 per cento del Pil).
Il piano di rilancio giapponese prevede anche importanti stimoli fiscali all’industria. La ripresa industriale, l’aumento delle esportazioni, facilitato da una moneta progressivamente più debole, e la ripresa economica conseguente faranno a loro volta aumentare le entrate fiscali con le quali ripagare il debito nelle mani della banca centrale.
…(in Europa) la politica di austerità alimenta una spirale deflattiva dalla quale potremmo non uscire per un decennio. Per seguire l’esempio del paese del sol levante, occorre un segnale forte capovolgendo il ruolo della Bce, trasferendo il debito pubblico dei paesi della periferia nei loro bilanci. Una rivoluzione, questa, che difficilmente verrà apprezzata dai tedeschi, ancora atterriti dai ricordi dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar. Essi infatti continueranno a godere dei “dividendi dell’euro” a scapito delle Nazioni periferiche e dell’Europa Meridionale… Questa politica della Germania si ammanta di una giustificazione nobile: la lotta all’inflazione. In realtà quella tedesca è una scelta cinica e miope, che spingendo le economie degli altri Paesi europei verso la recessione distrugge le fondamenta dell’euro e mina le basi della stessa Unione Europea.
Fonte: www.rinascita.eu

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