JP Morgan brucia 6 miliardi: miglior trader del trimestre

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://www.valori.it/immagini_articoli/201206/dimon_jp_morgan.jpgIl premio “best quarter” e “best trader” assegnato dalla banca d’investimento newyorchese non sarà esattamente il Nobel per l’Economia, né tanto meno un riconoscimento di sicuro pregio in stile Forbes, The Economist o Financial Times. Ma...

“Sì è vero, però…”. Pare di sentirli i gli analisti di Keefe, Bruyette & Woods (KBW) mentre abbozzano la propria giustificazione con la consapevolezza di chi già immagina la perplessità degli osservatori esterni. D’accordo, il premio “best quarter” e “best trader” assegnato dalla banca d’investimento newyorchese non sarà esattamente il Nobel per l’Economia, né tanto meno un riconoscimento di sicuro pregio in stile Forbes, The Economist o Financial Times. Ma certo questa doppia medaglia al merito assegnata sui risultati dell’ultima trimestrale di Jp Morgan rischia di sembrare a molti una battuta di dubbio gusto. 
E già, perché i risultati complessivi raggiunti da Jamie Dimon e soci saranno stati pure superiori alla media, ma stante la recente esperienza non si può non cogliere il lato comico della vicenda. Nel trimestre celebrato da KBW, infatti, JP Morgan ha stupito il mondo con una delle più disastrose operazioni di trading della storia recente della City. A causa di una scommessa, per così dire azzardata, sui derivati, l’unità operativa londinese della banca ha accumulato perdite per quasi 6 miliardi di dollari. Una cifra molto superiore a quella inizialmente dichiarata (2,3 miliardi) e che potrebbe crescere ancora visto che le stime più pessimistiche parlano addirittura di un buco da 12 miliardi.
La vicenda, costata il posto allo staff londinese capitanato da Bruno Iksil (soprannominato “la balena” per le dimensioni delle sue abituali leve finanziarie) nasce da una puntata sbagliata su un indice denominato Markit CDX NA IG Series 9 e costituito da un paniere di Credit default swaps (i derivati che assicurano in caso di bancarotta sulle obbligazioni) su 121 compagnie Usa ad elevato rating (colossi come Wal-Mart Stores, ad esempio). Quando il rischio medio associato alle compagnie del paniere aumenta, il valore dell’indice diminuisce, viceversa, quando il rischio cala, il valore del Markit Series 9 cresce. Nel marzo di quest’anno, con l’indice a quota 112, JP Morgan ha puntato al ribasso. Meno di due mesi dopo, con il Markit a quota 150 la stessa banca Usa, che nel frattempo aveva assunto posizioni analoghe su indici simili, ha registrato perdite miliardarie. 
Un disastro assoluto, insomma, ma evidentemente non così impressionante per gli uomini di KBW. “Sì, siamo consapevoli che JPM ha vissuto un’imbarazzante (sic) perdita da 5 miliardi (quasi 6 in realtà, ndr) nel suo Chief Investment Office che ha condotto a un’indagine da parte delle autorità regolamentari e ha bloccato il suo programma di riacquisto delle azioni sul mercato” ha scritto KBW, citata ieri dal Wall Street Journal, “tuttavia, nonostante questa perdita e le perplessità del mercato sui meccanismi di controllo interno di JP Morgan, premiamo la banca per il miglior trimestre. Tra i motivi della nostra scelta c’è la solida capacità di guadagno dimostrata in quel periodo dalle sue attività di core business”. Sembra uno scherzo. Ma è tutto vero.
( Fonte: www.valori.it)
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