Fannie Mae, nazionalizzata, rende 60 miliardi di dollari al Tesoro Usa

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

http://ts2.mm.bing.net/th?id=H.4632200573748553&pid=15.1Fannie Mae è, negli Stati Uniti, l’Istituto di Credito che raccoglie la più grossa fetta, a livello nazionale, dei mutui che vengono concessi alla gente. Non solo i mutui per l’acquisto delle case ma anche quelli concessi agli studenti per potersi pagare le costosissime università private americane (quelle pubbliche sono meno dispendiose, ma sono sempre un costo che non tutti si possono permettere).
Come si ricorderà, Fannie Mae, insieme alla sorella Freddie Mac, erano arrivate praticamente al fallimento nel 2008, quando la grande crisi ha spinto tutte le grandi banche americane sull’orlo del tracollo, ma queste due avevano già proprio un piede nella fossa a causa di migliaia di operazioni speculative sbagliate sugli Swaps, che avevano aperto nella posizione finanziaria delle due banche una voragine che sarebbe stata incolmabile se queste fossero stati due istituti di credito normali. Ma proprio per il particolare settore in cui queste due banche operavano, ed operano tuttora, il problema non era “solo” - come per le altre - che erano troppo grandi per lasciarle fallire (too big to fail), queste due, per la loro attività di “risconto” di circa la metà di tutti i mutui che si fanno negli Usa, costituivano e costituiscono una vera e propria “spina dorsale” di tutta l’economia americana. Non era quindi possibile lasciarle fallire. È intervenuto quindi il Tesoro, tramite la Federal Reserve americana, a fornire sia tutta la liquidità che le garanzie necessarie a far proseguire loro l’attività, consentendole così di sopravvivere.
Occorre però dire che, per i quattro lunghissimi anni che sono seguiti all’inizio della crisi, nessuno ha mai nemmeno osato sperare che questi Istituti potessero restituire interamente i prestiti avuti tornando ad una redditività positiva. Invece quest’anno, come abbiamo già riferito in parte su Rinascita del 5 aprile scorso nell’articolo “Usa, c’è una luce in fondo al tunnel?”, è avvenuto il “miracolo” della completa “resurrezione”. È di questi giorni la notizia che Fannie Mae, grazie ad uno strepitoso anno 2012, è ora in grado di restituire quasi 60 miliardi di dollari al Tesoro Usa, cancellando così di colpo circa metà di quel debito contratto a suo tempo per sopravvivere, mentre un altro quarto era già stato lentamente rimborsato negli anni scorsi.
Come abbiamo già riferito nel precedente articolo, questa spettacolare performance è stata determinata da due particolari e coincidenti aspetti favorevoli concretizzatisi alla fine del 2012. Il primo è dovuto ad una sostanziale ripresa del mercato immobiliare americano, il secondo ad una particolare regola sulla tassazione degli utili e degli accantonamenti sui crediti dubbi, che consente, dopo quattro anni di accantonamento, di stornare gli accantonamenti non più necessari portandoli tra gli utili di esercizio, senza doverci pagare le tasse.
La Fannie Mae ha così deciso di restituire al Tesoro il mese prossimo la somma di 59,4 miliardi di dollari. Che aggiunti agli altri già restituiti in precedenza arriva così a 95 miliardi. Gliene restano quindi da restituire solo altri 21 per completare il rimborso integrale.
Questa notizia racchiude però in se tre aspetti importantissimi e largamente positivi per l’economia nazionale.
Il primo è che le nazionalizzazioni, nei casi di queste “mega-imprese” (sia operative che finanziarie), se fatte al momento giusto, nel modo giusto e con le persone giuste poste alla guida, possono dare risultati anche di gran lunga migliori che le privatizzazioni.
Il secondo è che l’aumento dell’indebitamento da parte dello Stato non solo non provoca inflazione e/o fuga degli investitori, ma consente di intervenire con capitali che non sarebbero reperibili altrimenti a salvare imprese strategiche importantissime per l’economia nazionale.
Il terzo è che la restituzione del debito (più gli interessi) operata dalle imprese che avevano ricevuto il prestito consente al Tesoro di ridurre in pari misura il proprio debito e rendere quindi quella operazione di salvataggio utilissima sul piano del P.I.L. e di fatto ininfluente sul piano del debito complessivo dello Stato. Un doppio vantaggio, questo, che è preziosissimo per uscire in fretta dalle crisi sia periodiche che sistemiche.
Servirà a qualcosa, ai “Draghi” di casa nostra, questa lezione?
( Fonte: www.rinascita.eu)

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