Rompere la Gabbia, sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi - di Emanuela Irace

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

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" Il passo del gambero" è il titolo di uno dei capitoli dell'ultimo libro di Claudio Moffa, "ROMPERE LA GABBIA: sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi", Arianna editrice.

Cosa vuol dire questo titolo, chiede Emanuela Irace? E perché analizzare il pensiero di Marx in un libro dedicato alla crisi dei nostri tempi?

Perché, risponde Moffa, da una parte anche il vecchio Marx  può essere utile, in positivo o in negativo, a comprendere la crisi attuale; e dall'altra attorno allo snodo cruciale e oggi estremamente attuale del rapporto tra capitale industriale e capitale bancario-finanziario ci sono non uno, ma "due Marx": ecco dunque "il passo del gambero", il giovane cronista della rivoluzione del 1848 'smentito' (falsamente) dal vecchio Marx del III Libro de Il Capitale.

Nel Capitale Marx - per non contraddire la sua visione della storia, fondata sui 'modi di produzione' e dunque sulla centralità assoluta della sfera della produzione su quella finanziaria - pretende di leggere il mondo finanziario della seconda metà dell'Ottocento come un fenomeno subalterno al capitale industriale: una lettura assurda, dice Moffa. Il Marx giovane, invece, nell'immediatezza del lavoro del cronista  riesce a cogliere la realtà vera del '48 parigino: una rivoluzione che vede convergenti borghesia industriale e proletariato contro l' "aristocrazia finanziaria" egemone nella Francia di Luigi Filippo, onnipresente in tutti i gangli vitali del potere, dal Parlamento alle ferrovie alla stampa dell'epoca.

I ceti produttori dunque erano nel 1848 oggettivamente alleati contro il mondo della finanza: una lettura marxiana che corrisponde - ovviamente mutatis mutandis -  alla situazione attuale: quella di una crisi economica segnata da un rapporto di 20 a 1 tra capitale bancario-finanziario e capitale produttivo, e da episodi illuminanti come il regalo della BCE, nel dicembre 2011, di ben 419 miliardi di euro alle banche private dell'Unione, mentre in Italia a migliaia chiudevano le aziende e la disoccupazione cresceva a livelli insostenibili.

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