LA SPESA A DEFICIT 101 ( PARTE 1)

Pubblicato il da borsaforextradingfinanza

Molte persone mi inviano e-mail chiedendomi di spiegare perché non dovremmo aver paura dei deficit (disavanzi) e perché essi non devono essere finanziati dal debito (anche se solitamente il governo aumenta il suo debito quando registra un deficit). Nelle prossime settimane, quindi, scriverò alcuni post per chiarire queste delicate questioni. Come prima cosa, spiegherò come avvengono i deficit e come incidono sull’economia. In particolare, dobbiamo liberarci dall’idea secondo cui, quando i governi spendono a deficit devono automaticamente prendere (il denaro, ndt) in prestito, da cui conseguirebbe un aumento della pressione sul mercato valutario (che ha fondi limitati disponibili al prestito) che farebbe salire i tassi d’interesse con la conseguente diminuzione della spesa per gli investimenti produttivi da parte dei privati. Questa serie di affermazioni è priva di senso e la respingiamo facilmente. Questo è Deficit 101. La prossima volta spiegherò nel dettaglio perché la banca centrale emette titoli di stato (debito pubblico).

Potete usare il seguente grafico per seguire l’argomentazione. Vi suggerisco di stamparlo per tenerlo di fianco mentre leggete l’articolo. Se siete interessati a un’analisi più dettagliata e accademica di questi argomenti vi suggerisco di leggere il mio ultimo libro Full employment abandoned: shifting sands and policy failures (con Joan Muysken) che è stato pubblicato da Edward Eldgar nel 2008.

http://memmt.info/site/wp-content/uploads/2012/05/dificit-spending-1-1.jpgI deficit o i surplus (eccedenze) di bilancio si manifestano nelle moderne economie monetarie. Un’economia monetaria moderna, come l’Australia e quasi tutte le maggiori economie, ha quattro caratteristiche essenziali:

  • Un regime di cambio fluttuante, che libera la politica monetaria dalla necessità di difendere le riserve in valuta estera.

  • Usano la valuta come unità di conto con cui pagare beni e servizi. Una nozione importante è che la valuta è una moneta fiat, cioè è convertibile solo in se stessa e non è legalmente convertibile da parte del governo in oro, come invece avveniva per esempio sotto lo standard aureo.

  • Lo stato sovrano ha il diritto legale esclusivo di emettere la sua particolare moneta fiat, che sarà poi richiesta come pagamento delle tasse – in questo senso (lo stato, ndt) ha il monopolio sui suoi fondi, la moneta fiat.

  • La funzionalità della moneta fiat è assicurata dal fatto che essa è la sola unità che viene accettata per il pagamento delle tasse e per le altre richieste finanziarie del governo.

 Il grafico descrive la relazione strutturale essenziale tra il settore governativo e quello non governativo.

 Primo, nonostante l’affermazione secondo cui le banche centrali siano largamente indipendenti dal governo, non c’è alcuna vera rilevanza nel separare le operazioni del ministero del tesoro e quelle della banca centrale. Il settore governativo nel suo insieme determina l’entità della posizione delle attività finanziarie al netto (denominate nell’unità di conto) nell’economia. Per esempio, mentre le operazioni del ministero del tesoro possono creare un surplus (distruzione di beni finanziari al netto), questo può essere controbilanciato da un deficit (diciamo della stessa grandezza) creato dalle operazioni della banca centrale. Questa combinazione particolare lascerebbe una posizione finanziaria netta in  pareggio. Pur restando vero quanto detto sopra, la maggior parte delle operazioni della banca centrale, comunque, si limitano a spostare beni finanziari nel settore non governativo fra riserve e titoli, quindi per ogni scopo pratico la banca centrale non è coinvolta nell’alterazione dei beni finanziari al netto. Le eccezioni includono l’acquisto e la vendita di valuta estera da parte della banca centrale e il pagamento delle sue spese operative. Le transazioni che avvengono all’interno del settore non governativo, in ogni caso, non sono importanti per capire la relazione verticale fra il settore governativo nel suo insieme (ministero del tesoro e banca centrale) e il settore non governativo. Considereremo questa affermazione in maniera più approfondita in un prossimo post.

In secondo luogo, estendere il nostro modello in modo da distinguere il settore estero non fa nessuna differenza per la nostra analisi; il settore interno privato in quanto tale e quello estero possono essere unificati nel settore non governativo senza che venga meno la nostra comprensione analitica. Le transazioni estere sono di carattere fortemente distribuzionale.

A livello di bilancio (la relazione, ndt) fra i vari settori (implica che, ndt) un bilancio a deficit da parte del governo fa aumentare la disponibilità di beni finanziari al netto per il settore privato (aumentando i risparmi del settore non governativo), mentre un bilancio in surplus ha l’effetto opposto. Quest’ultimo punto richiede un’ulteriore spiegazione che è cruciale per comprendere le basi macroeconomiche della moneta moderna.

Mentre viene solitamente trascurato nei libri di economia, c’è un’identità che sta al cuore della contabilità nazionale; i deficit (surplus) governativi eguagliano i surplus (deficit) non governativi. Dato che la domanda effettiva è sempre uguale al reddito nazionale reale, ex post (significa che tutte le uscite dal flusso del reddito nazionale sono corrisposte da equivalenti iniezioni), la conseguente identità contabile dei flussi settoriali equivarrà a:

 (G-T) = (S-I) – NX

in cui il lato sinistro rappresenta il bilancio pubblico come differenza tra la spesa da parte del governo G e la sua tassazione T. Il lato destro mostra il bilancio non governativo, che è dato dalla somma del bilancio privato e di quello estero, dove S è il risparmio, I sono gli investimenti e NX sono le esportazioni nette. Considerando il settore privato nel suo insieme – incluso il settore estero – il risparmio privato totale deve eguagliare gli investimenti privati più il deficit di bilancio del governo.

In aggregato, quindi, non possono esserci risparmi al netto di beni finanziari da parte del settore non governativo senza l’accumulo di una spesa a deficit da parte del governo. In un’economia chiusa, in cui  NX = 0, i deficit del governo si trasferiscono dollaro per dollaro nei surplus del (risparmio) privato interno. In un’economia aperta, dividendo il settore non governativo in settore interno e settore estero, i risparmi privati sono uguali all’investimento privato, al deficit di bilancio del governo, e alle esportazione nette – dove le esportazioni nette rappresentano i risparmi finanziari al netto dei non residenti.

Resta vero, comunque, che la sola entità che può trasferire beni finanziari al netto (risparmi al netto) nel settore non governativo, accogliendo così il desiderio di risparmiare (beni finanziari) e eliminando contemporaneamente anche la disoccupazione, è il monopolista della valuta – il governo che può farlo spendendo al netto (G > T). Inoltre, contrariamente alla retorica dominante, ma in piena conformità alla contabilità nazionale, il sistematico perseguimento di surplus di bilancio da parte del governo (G < T) si manifesterà dollaro per dollaro, ironia della sorte, nella diminuzione dei risparmi non governativi. Quindi, se lo scopo fosse quello di incrementare i risparmi nel settore privato interno, quando le esportazioni nette sono in deficit, le tasse in aggregato dovrebbero essere inferiori al totale della spesa governativa. Ossia, sarebbe necessario un deficit di bilancio (G > T).

Quindi come si presentano i deficit? Come spende il governo Federale?

Il governo Federale ha dei conti di cassa operativi per assicurarsi di poter spendere (G) e ricevere le entrate (T) su base giornaliera. La Reserve Bank d’Australia (la Banca Centrale d’Australia, d’ora in poi BCA, ndt) “fornisce una struttura al Governo Australiano che viene utilizzata per gestire un gruppo di conti bancari, conosciuto come Official Public Account (OPA) Group (letteralmente Gruppo Ufficiale di Conto Pubblico, ndt), il cui bilancio in aggregato rappresenta la  tesoreria giornaliera del Governo” (vedi qui i dettagli).

Quando il governo Federale spende, addebita e accredita i vari conti bancari all’interno del sistema delle banche commerciali. In questo modo, in un certo numero di banche commerciali, i depositi verranno incrementati come riflesso della spesa (governativa, ndt). Il governo può emettere un assegno e intestarlo a qualcuno nel settore privato dopo di che quella persona depositerà l’assegno presso la propria banca. Se ciò fosse fatto tutto elettronicamente avrebbe lo stesso effetto.

Tutte le spese federali avvengono così. Notate che:

 I governi non spendono “stampando moneta”. Essi spendono attraverso la creazione di  depositi nel sistema bancario privato. Chiaramente, una parte della valuta in circolazione viene “stampata” ma quello è un processo separato rispetto alla spesa giornaliera e ai flussi derivanti della tassazione.

Non c’è stata alcuna menzione riguardo al luogo da cui provengono i crediti e i debiti che (i governi, ndt) detengono! La semplice risposta è che la spesa non viene da nessuna parte, ma dobbiamo aspettare un prossimo post per capirlo bene. Per ora è  sufficiente dire che il governo Federale, in quanto emittente monopolista della sua valuta, non è vincolato dalle proprie entrate. Questo significa che non deve “finanziare” la sua spesa, a differenza di una famiglia che utilizza la moneta fiat; e ogni corrispondente emissione di debito pubblico (titoli di stato) non ha niente a che fare con il “finanziamento” della spesa governativa – di nuovo, ciò sarà spiegato in un ulteriore post.

Tutte le banche commerciali detengono dei conti presso la BCA, che consentono di gestire le riserve e permettono inoltre al sistema di pareggiamento (clearing) di operare agevolmente. Queste cosiddette Exchange Settlement Accounts[1] o Riserve devono sempre avere saldi positivi alla fine di ogni giorno, anche se nel corso della giornata una particolare banca fosse in surplus o in deficit, in relazione al modello dei flussi finanziari in entrata e in uscita. Non c’è alcuna ragione per presumere che questi flussi si compenseranno esattamente fra loro per ogni particolare banca in ogni particolare momento.

Oltre a stabilire il tasso sui prestiti (tasso di sconto, discount rate), la BCA fissa anche il tasso di sostegno (support rate), che viene pagato sulle riserve delle banche commerciali. Alcuni paesi (come Australia, Canada e zone come l’Unione Monetaria Europea) stabiliscono un ritorno predefinito sulle riserve in surplus (per esempio la BCA paga un ritorno predefinito pari a 25 punti base in meno rispetto al tasso di prestito interbancario (overnight rate)[2] sugli Exchange Settlement Accounts in surplus). Altri paesi non offrono un ritorno sulle riserve. Ciò si traduce in un persistente eccesso di liquidità che conduce il tasso d’interesse a breve termine a zero (come in Giappone fino alla metà del 2006) a meno che il governo non venda titoli di stato (o alzi le tasse). Il tasso di supporto diventerà il tasso d’interesse base per l’economia. Indagheremo comunque questo aspetto in un post successivo.

La spesa Federale da parte del ministero del Tesoro, quindi, ammonta unicamente all’addebito di uno dei conti di cassa del Tesoro (per esempio diciamo di 100 milioni di dollari); ciò significa che le sue riserve presso la BCA diminuiranno nella stessa misura e il destinatario depositerà l’assegno di 100 milioni di dollari nella sua banca privata, le cui riserve presso la BCA aumenteranno dello stesso ammontare.

La tassazione funziona esattamente al contrario. I conti correnti bancari privati vengono addebitati (e le riserve delle banche private caleranno) e i conti del governo verranno accreditati facendo aumentare le loro riserve. Tutto ciò viene realizzato solamente attraverso scritture contabili. Le tasse non finiscono da nessuna parte! Non vengono accumulate in nessun luogo e certamente non “finanziano” la spesa. Il settore non governativo non può pagare le sue tasse fin che il governo non spende! È bene pensare alle tasse come a un drenaggio di liquidità che riflette la volontà da parte del governo di diminuirne la capacità di spesa del settore non governativo.

Un piccolo esempio aiuta a rafforzare questi punti. Supponiamo che l’economia sia popolata da due persone, una è il governo e l’altra è considerata come il settore privato (non governativo). Se il governo registra un pareggio di bilancio (spende 100 dollari e tassa per 100 dollari) allora l’accumulo privato di moneta fiat (risparmi) equivarrà a zero in quel periodo e anche il bilancio privato sarà in pareggio.

Diciamo, invece, che il governo spende 120 e le tasse rimangono a 100, allora il risparmio privato equivarrà a 20 dollari, che potranno accumularsi sotto forma di beni finanziari. I corrispondenti 20 dollari in banconote sono stati emessi dal governo per coprire le sue spese addizionali. Esso può decidere di emettere titoli che fruttino interessi per incoraggiare il risparmio ma a livello operativo esso non deve farlo per finanziare il suo deficit. Il deficit del governo di 20 equivale ai risparmi privati di 20.

Quindi, se il governo continuasse in questa maniera, i risparmi privati accumulati eguaglierebbero la somma dei deficit di bilancio. Tuttavia, se il governo dovesse decidere di registrare un surplus (diciamo che spende 80 e tassa 100) allora il settore privato dovrebbe al governo il pagamento al netto di 20 dollari di tasse e avrebbe bisogno di rivendere qualcosa al governo per procurarsi i fondi necessari. Il risultato sarà, in genere, che il governo ricomprerà un po’ di titoli che aveva precedentemente venduto. Le esigenze di finanziamento al netto del settore non governativo provocheranno automaticamente una corrispondente reazione da parte del governo attraverso variazioni sui tassi d’interesse.

In entrambi i casi, il risparmio privato accumulato verrà ridotto dollaro per dollaro in caso di un surplus (di bilancio, ndt) da parte del governo. Il surplus del governo ha due effetti negativi per il settore privato:

La scorta (stock) di beni finanziari (moneta o titoli) detenuti dal settore privato, che rappresenta la sua ricchezza, calerà; e  anche il reddito privato disponibile calerà in linea con la tassazione al netto imposta. Alcuni potrebbero replicare che l’acquisto di titoli da parte del governo fornisce denaro a chi possiede ricchezza privata. Ciò è vero, ma la liquidazione di ricchezza è spinta dalla carenza di denaro nel settore privato derivante da un onere fiscale che eccede il reddito. Il denaro derivante dalle vendite di titoli pagherà quindi l’imposizione fiscale al netto del governo. Il risultato sarebbe esattamente lo stesso se allargassimo questo esempio, considerando anche il processo di creazione del reddito privato e il sistema bancario.

Dall’esempio precedente riconosciamo che la moneta, più le riserve (la base monetaria), più i titoli di stato in circolazione costituiscono beni finanziari al netto del settore non governativo; il fatto che il settore non governativo sia dipendente dal governo per procurarsi i fondi desiderati sia per risparmiare al netto, sia per pagare le tasse al governo, diventa una questione di contabilità.

La prossima volta parlerò dell’impatto dei deficit di bilancio sulle riserve delle banche  commerciali e dissolverò i miti che circondano il prendere in prestito e i tassi d’interesse (e il fatto che il deficit fa salire i tassi d’interesse).

 


[1]               L’Exchange Settlement Accounts è il conto che tutte le banche hanno con la banca centrale. Questi conti sono importanti per poter effettuare le operazioni tra le banche commerciali e queste ultime e la banca centrale.
Esempio: Banca A e banca C hanno il conto settlement presso la banca centrale. Giovanni ha il conto presso banca A, Luca presso la banca C. Giovanni stacca un assegno di 1000, tratto sulla sua banca, per Luca, e glielo consegna. Luca lo versa sulla propria banca. Il conto settlement della banca A (quella di Giovanni) presso banca centrale viene addebitato di 1000, il conto settlement della banca C (quella di Luca) presso banca centrale viene accreditato di 1000, ndt.
[2]               Il tasso overnight (letteralmente significa “da un giorno all’altro”) è il tasso al quale le banche si prestano denaro per la durata massima di 24 ore sul mercato interbancario, ndt. 

L’articolo Deficit spending 101 – prima parte, è stato pubblicato da Mitchell il 21 febbraio 2009.
La versione originale in inglese è disponibile qui: http://bilbo.economicoutlook.net/blog/?p=332
Traduzione a cura di Daniele Della Bona.

 

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